Si tratta di un antico rito di iniziazione ancora praticato in ciò che oggi rimane delle culture native. Consiste nel soggiornare, accompagnati da un Anziano cui viene indirizzata la richiesta e che svolgerà fondamentalmente un ruolo di protezione e sostegno energetico a distanza, in un luogo di potere presente in natura che risulti sufficientemente integro e appartato. In quest’area, delimitata da simboli magici, il candidato apre la propria sfera di vita all’azione dello Spirito, rimanendo senza cibo e con solamente ciò che è essenziale per un periodo di quattro giorni e tre notti. Bandita ogni forma consueta di distrazione, egli riporta la propria esistenza ad un’immersione completa nella Natura, all’esperienza dell’abbandono fiducioso alla Terra e al Cielo, corredata dall’occorrente per poter tenere una sorta di diario di bordo. Presso i popoli nativi questo rappresentava un rito di passaggio, legato ai ritmi della crescita, da uno stato/condizione ad un altro non più reversibile. Tutta la comunità era coinvolta nel rito in cui il bambino diveniva adulto; ma anche la persona adulta che vedeva farsi incerto e nebuloso il cammino ed oscura la comprensione dello Spirito, avrebbe richiesto il “dono delle lacrime” per affrontare, nell’ascolto e nella disponibilità al cambiamento, il proprio destino all’interno del Cerchio della Vita. Oggi che i riti di passaggio non stabiliscono più (almeno a livello consapevole), il salto dimensionale e spirituale tra ciò che era e ciò che viene, la Ricerca della Visione, coinvolgendo la dimensione stessa della fede, ovvero l’abbandono fiducioso all’Artefice, in un contesto naturale capace di rasserenare la mente guarendola dai suoi artifici, permette di trovare risposte quasi sempre decisive alle proprie domande di senso.