Eravamo in venticinque ieri sera, di almeno tre generazioni diverse, ad aprire i nostri cuori alla speranza. La celebrazione celtica di Alban Arthian – il solstizio d’inverno – ha visto riuniti a Marti, nella cornice della natura addormentata, antichi compagni di viaggio e pellegrini del terzo millennio che non si erano mai incontrati prima. E tutti mi sono testimoni su come ci sia voluto veramente poco per rompere il ghiaccio, muovere la complicità e far affiorare un linguaggio comune fatto di gesti antichi e giovanili intese.
Fin troppo facile, in questi tempi di oscurità, cedere allo sconforto e al fatalismo. Abbiamo bisogno di speranza per continuare a seminare, per ricordarci reciprocamente come il desiderio dovrebbe spingerci in ogni istante alla ricerca di ciò che di bello e puro possiamo offrire con semplicità alla nostra gente e a noi stessi. Un altro piccolo punto luce è brillato nelle tenebre fino a scaldare gli animi.
Alban Arthuan ha orientato la speranza, disponendola alla rinascita – col sole bambino – della verità sulla nostra vita. Grazie a chi c’era e a chi non ha potuto esserci. Altri eventi seguiranno, perché questa è la strada che sappiamo essere giusta per noi. Merlino per i Viandanti del Sogno.