Un sentiero si snoda in docile discesa sotto la cupola protettiva del bosco, subito dopo che ci siamo lasciati alle spalle quell’ultimo cartello di Marzocco. L’acqua gorgoglia discontinua sulla sua destra, mentre una lingua d’erba spartisce la terra al procedere intatto e fuggitivo d’una emozione rinnovata.
Per i popoli nativi la parola ‘medicina’ contrassegnava la natura intima delle cose, la loro essenza, il fondamento, le istruzioni d’uso originarie. Ognuno di noi può risolversi ad incarnare tante condizioni in questa vita presente, ma una sola di esse ci provocherà con certezza al cambiamento: cercare quanto più possibile di somigliare a noi stessi. Non quello che facilmente posso estrapolare da modelli diffusi, non quello legato ai bisogni o alle aspettative degli altri, e nemmeno quello che lamenta mancanze o privazioni, bensì l’unica e irripetibile fisionomia che ha colonizzato questa mia vita prima che il patrimonio di purezza, accreditato alle origini, cominciasse a disgregarsi lungo la strada.
Casaruota è intrisa di memorie – posta com’è al capolinea del nulla, nel deserto dei riferimenti oggettivi – e completamente refrattaria alle mode. Per questo la voce ed il ricordo, che viaggiano sulle ali del vento, continuano a spirare e ad ispirare sui declivi di questa terra, così densa di vita vissuta e di contatti umani semplificati. La prossima primavera costruiremo qui una grande Ruota di Medicina, con i simboli nativi-europei che da sempre la caratterizzano nella memoria dei popoli; e la consacreremo, riconoscendo nella ciclicità della terra e del cielo il bisogno di un ritorno alle origini e lo slancio verso nuove composizioni. Sarà questo il modo, secondo gli insegnamenti degli Antichi, per porre sotto la protezione potente dello Spirito tutto quello che avrà corso a Casaruota: che occorrano le premonizioni dell’Est o le relazioni del Sud, piuttosto che le trasformazioni dell’Ovest o le trasmissioni del Nord.
Porremo quindi ad Est tutto ciò che cresce e crescendo si dimensiona continuamente, senza mai risolversi per questo: gli indicatori di direzione e le profezie a cui questi si riferiscono; il manto candido della pura potenzialità, appena sporcato nel gioco antico dell’incarnazione. Qui accoglieremo i viandanti, per aiutarli a rivitalizzare, attraverso i percorsi per loro più appropriati, le promesse della loro infanzia e della nostra; e in quegli Est avremo modo di percepire tutta la densità del sogno, che le stelle avvolgono come in un manto regale, pronte ad estinguersi con discrezione ai primi bagliori dell’aurora.
Al cospetto del Sud apparecchieremo le tappe del viaggio e dell’incontro, perché tutto quanto verrà costruito nella sua direzione, sarà frutto della consapevolezza di sé e del reciprocare. Prendere in mano la barra della vita è compito di chi osa spingersi sui terreni più impervi e sconosciuti. Per questo aiuteremo il viandante a dar nuovo vigore e centralità alla vita, perché essa da altri non sia stabilita e invasa. A Casaruota arde il fuoco della passione, per cui permettersi di sperimentare in pienezza le emozioni trasmette i termini della nostra natura conviviale, dell’accoglienza del diverso, e della solidarietà con tutto ciò che esiste.
Sottoporremo poi alla benedizione dell’Ovest la forza che declina nel tramonto e l’accettazione di sé che ancora stenta a farsi spazio. Riconoscersi ai guadi non è mai agevole, e quanto è ancora avvolto dalle nebbie evoca il timore dell’ignoto, della perdita, della solitudine. Accoglieremo, pertanto, nel meriggio di Casaruota, tutti coloro per cui è così difficile girare pagina e far pace col passato. Quanti il peso delle responsabilità avrà piegato e consegnato al corso dei rimpianti. Diremo loro che la storia personale non ha sentore di colpa ma capacità di riscatto, non è limite invalicabile ma possibilità di passaggio, non è rassegnazione ma seme di speranza. Scopriremo insieme che passato non vuol dire dolore ma memoria di antenati, e che questo retaggio può liberare l’uomo senza mai vincolarlo a ciò che è ovvio.
Dedicheremo al Nord ogni nuova capacità di sintesi acquisita. Assai spesso, infatti, i souvenir raccolti da tutti i nostri viaggi, occupano luoghi, tempi ed energie, smisurati. Ci affezioniamo a tutto e tutto confiniamo nei solai della vita, trasformandoli in immensi cimiteri, e dimenticando che non saranno le evidenze raccolte ma le esperienze vissute ad accrescere in noi la consapevolezza. Aiuteremo i viandanti, al Nord di Casaruota, a sbarazzarsi di memorie ingombranti per imparare a viaggiare più leggeri sul cammino che ci separa dalla prossima tappa. Impareremo il valore del dono e saranno le nostre esperienze quelle che potremo trasmettere nei vicoli del tempo, perché là dove lasciamo indicazioni di percorso, altri capiteranno e trarranno da esse giovamento.
Vincoleremo al Centro tutto ciò che, per propria natura, è volatile e disperso. Perché, come il furore devastante del ciclone cessa all’interno del suo “occhio” di quiete, così ogni turbolenza che si abbatte sulla nostra vita, trova requie e infine soluzione nell’avvalersi al Centro di ogni possibile cura.
La Ruota è un luogo-non luogo che evade il tempo e trascura lo spazio. Puoi sostare al suo interno – pellegrino – nel luogo in cui più forte sentirai il richiamo, e in esso i tuoi messaggi verranno amplificati e il sentire emozionale accolto e consolato, con la certezza che nessuna negatività potrà mai raggiungerti là dove ti trovi.
Merlino di Casaruota