L'Angolo di Merlino

A Casaruota coltiviamo il tempo. Non il senso del Kronos che incombe e ci stacca di dosso, pezzo dopo pezzo, come il vento sulle foglie gialle autunnali, gli attimi irripetibili della vita, bensì il rincorrersi festoso delle suggestioni del momento (… c’è un tempo per …) che coinvolgono il passato nella costruzione del futuro. A Casaruota abbiamo deciso di non aver paura del tempo, perché non lo consideriamo il limite invalicabile di una durata, ma la partecipazione ad un progetto in itinere. Per far questo è di vitale importanza riuscire a soppiantare il modello rettilineo (quello giudeo-cristiano per intenderci) del tempo, con il quale abbiamo nostro malgrado imparato a convivere, con quello ciclico che è appartenuto a tutti I popoli nativi, e, più in generale, alla natura tutta. Il gioco e fatto, sul piano dell’infinito, la retta si trasforma in una spirale.

Rammentiamoci bene questo: il modello del tempo rettilineo dispone, secondo un prima e un dopo, una successione enorme di attimi che servono per far luce sull’andamento di una singola vita; il modello del tempo ciclico impiega invece una serie enorme di esistenze per comprendere il valore decisivo che assume un singolo attimo di consapevolezza. Ne consegue che la paura può annidarsi nel primo (dove la vita può finire per diventare una specie di conto alla rovescia), ma non appartiene al secondo (se non comprendo a questo giro, avrò altro tempo per la stagione dei frutti).

Ecco perché alla Tribù combattiamo alacremente quella che è l’illusione del ‘controllore’, quell’atteggiamento cioè che porta ad impiegare energie solo in vista del conseguimento di un obiettivo e solo con la ragionevole certezza di ottenerlo. Ne abbiamo parlato parecchio io e Arthia: quello che abbiamo piantato con Casaruota è un piccolo seme nella grande avventura della vita, che ci riguarda e che coinvolge anche le persone a noi vicine. Lo seguiremo con tutto l’amore, l’attenzione e la partecipazione che è giusto dedicare alla cura di un bambino, ma la sua è una traiettoria destinata a sfuggirci di mano; e nonostante questo, ci piace infinitamente pensare di avervi preso parte. La Ruota del Tempo si traduce proprio nell’esprimere riconoscenza per aver fatto parte (a prescindere da qualsiasi durata) di una trama irripetibile, perché unica e continuamente cangiante.

Sarà con gioia e riconoscenza che seguiremo l’alternarsi delle stagioni a Casaruota, con tutti coloro che vorranno essere con noi, consapevoli del fatto che non c’è niente di ripetitivo in natura, ma ogni piccolo mutamento può essere vissuto e celebrato da una miriade di angolazioni diverse, ognuna posta in rapporto esclusivo col tema di fondo che ne anima la ricerca. L’essere umano, nella visione sciamanica, è profondamente libero di conseguire la propria unicità seguendo i percorsi più individualizzati. Ma l’idea di libertà, nella concezione odierna, sconfina spesso nell’anarchia egoistica più sfrenata. Ed è qui che ci viene in soccorso la saggezza dei padri, per cui ogni libertà è intonazione diversa di un ritmo-respiro collettivo. Ogni essere è dunque libero di creare una propria immagine di bellezza nell’immenso spazio esistente tra Madre Terra e Padre Cielo.

Nel mondo dei nativi europei esistevano otto varchi tra i mondi, quattro del Cielo (i movimenti del sole) e quattro della Terra (i ritmi agricoli e sociali). Situazioni spazio-temporali dove la realtà parziale di un mondo diviene continua con l’Altromondo. Iniziava con Samhain la Ruota del Tempo, a celebrare l’inizio del nuovo anno e l’ingresso nel lato scuro con le scorte per l’inverno già preparate. Yule, il solstizio d’Inverno, rappresenta la fede nel ritorno della luce, trionfante sulle spoglie del vecchio re agrifoglio. Imbolc segnala il cambiamento della stagione con la comparsa del bucaneve e la festa dei fuochi di Brigit, ma già Ostara, equinozio di primavera, è lì a indicare i tempi propizi per la semina. Essa precede Beltane, la pienezza del risveglio della terra che stabilisce, con le sacre nozze tra terra e cielo, il nuovo patto di unione e fertilità. E poi Litha, quando il sole si abbassa sull’orizzonte, ed è re quercia a dover ammainare le sue insegne, e Lughnasad, il raccolto dei frutti, una stagione ancora lussureggiante, che vedeva l’incontro delle tribù e le nozze di prova, e tuttavia esortava al non attaccamento. Con settembre, Mabon, il declino solare, riporta, imperiosa, la ricerca di equilibrio, attraverso il rinnovamento e l’introspezione

Questi varchi servivano a riposizionare il trascorrere (trans-correre=passare attraverso) del tempo ricaricando l’energia necessaria per arrivare al varco successivo. Nel fare questo, celebrandolo consapevolmente con riti e feste e incontri, la gente trovava una ragione significativa per perseguire la vita … senza lasciarsi vivere. Oggi questo spirito è quasi scomparso; le feste religiose sono diventate routine, mentre su tutto domina una ricerca affannosa a-finalistica di arrivare un pezzetto più in là imbrogliando la morte.

Abbiamo appena lasciato Mabon, il varco che conduce al lato in ombra dell’anno, che già stiamo per disporci ad accogliere Samhain, il capodanno celtico, la più importante di tutte le celebrazioni. Vi avrò preso parte ben più di venti volte, ma tuttora mi accingo con gioia e trepidazione a vivere l’evento coi compagni di viaggio che saranno al fianco mio e di Arthia, attento a cogliere i messaggi che il Grande Spirito avrà in serbo per me.

Merlino di Casaruota

 

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