Tornare alle baite di Barga ha per me un fascino particolare, perché apre la mia percezione ad una ventata di ricordi – tutti intensi e piacevoli – contrassegnati dal mettersi in gioco dei partecipanti che, di volta in volta, si sono succeduti. Dove andare, quindi, meglio che in questi luoghi, a celebrare la prima riunione assembleare del Progetto Sentieri Sciamanici?
Mi capita sempre più spesso (sigh!), in queste riunioni di gruppo, di essere irrimediabilmente il più vecchio in circolazione, e per questo motivo ritenuto depositario della maggior memoria della tradizione…proprio io che di memoria non ne ho mai posseduta! Per questo, nel discorsino generale introduttivo, che mi competeva in qualità di anziano, ho preferito andare a braccio, citando in effetti solamente tre parole, quelle che mi parevano riassumere, meglio e più accuratamente, le ragioni del nostro incontro: Crescita, Servizio, Appartenenza. Su di esse ci siamo confrontati per creare un primo punto di incontro e di verifica sui nostri cammini personali, prima di capire come procedere a partire da esso.
Crescere è sempre un’operazione individuale, anche quando accetta il contributo del gruppo. Nella crescita l’orizzonte di cui mi prefiggo il conseguimento è rappresentato dalla Medicina personale, ovvero quelle che sono le istruzioni originarie per realizzare il progetto che è in me. Il bambino nasce possedendolo chiaro e fresco, senza difetti, peccato non abbia ancora gli strumenti e la consapevolezza per attuarlo, ed è per questo che fino da piccoli abbiamo bisogno degli altri, anche di quelli che, con il loro agire, ci distoglieranno a poco a poco dalla sua perfezione, sostituendo l’intuizione originaria con idee, dogmi e stili di vita quasi sempre dettati dalla paura. Noi siamo figli dei nostri genitori e del loro amore, questo è certo, ma spesso anche dei loro timori e dei limiti che, a loro volta, essi hanno ereditato dai loro padri. La crescita che ci attende ha quindi bisogno di strumenti appropriati, dovendo fare i conti sia con le deformazioni che nel tempo si sono stratificate, che con la necessità di una rinnovata attenzione al canto del Merlo, che nell’aurora predica il risveglio.
Il Servizio sposta la prospettiva della medicina personale sull’azione collettiva che è tesa all’ottimizzazione dei rapporti interpersonali e con il Creato. L’antico Animismo, la forma di spiritualità probabilmente più antica di tutto il genere umano, aveva colto intuitivamente e con grande precisione il legame che unisce, tra di loro, gli esseri naturali: un legame di mutuo scambio e di coscienza collettiva, finalizzata alla prosperità di ciascun figlio nella prosperità della Madre Terra. Dall’interazione continua tra tutto ciò che esiste in natura, emerge ogni forma di progettualità complessa, che supera ed integra le singole individualità. Credo valga la pena di spiegare più in dettaglio che cosa lo Sciamanesimo intenda con la parola “Medicina”. Essa è il livello realizzativo, pieno e consapevole, con cui ogni individualità presente in natura accoglie e manifesta la propria specifica legittimità all’esistenza: “esisto per il senso che ho”; ed è l’interazione tra queste medicine diverse il motore che anima il Cerchio: “esisto per dare senso e respiro al tutto”. Ed è proprio la qualità con cui le varie medicine si esprimono, la loro rilevanza e unicità nell’equilibrio armonico dell’insieme, a fare la differenza, non la “dose” o il livello o la vistosità con cui queste si rendono evidenti. Può essere che l’insieme raggiunga la perfezione proprio grazie all’apporto di una sua parte infinitesimale, così come, in una grande orchestra, lo strumento meno eclatante ma più eclettico stabilizzi pienamente l’armonia all’interno di un passaggio di ritmo.
L’Appartenenza – in un gruppo con finalità condivise – nasce da quel complesso di scelte responsabili, comportamenti sinergici e relazioni d’aiuto, che ognuno dei partecipanti pone in essere per aiutare e sostenere i compagni al suo interno, così come la società tutta all’esterno di esso, in un cammino di realizzazione spirituale e sociale. Nello stabilire una procedura intima e collaudata, amplifica la sensibilità individuale aumentando, di conseguenza, l’efficacia dell’azione e la lungimiranza del rendimento. Torno sempre volentieri su questo tema, indubbiamente centrale per ogni gruppo che abbia a cuore la propria identità, per sottolineare come spesso non basti “l’adesione dichiarata verso una comune prassi che si possa qualificare con un nome”, per poter parlare di autentica appartenenza. Spesso i membri di un gruppo aderiscono da anni ad una modalità collaudata, ed in questa lunga frequentazione di tempo hanno certamente maturato riconoscenza, affetto, aspettative, magari complicità…ma non appartenenza!
E questo, a mio avviso, nasce soprattutto da un atteggiamento, gregario e dipendente, maturato nei confronti di quegli stimoli che – provenienti da una leadership riconosciuta all’interno del gruppo – siano stati forniti loro come una sorta di bolo pre-masticato per stomaci delicati. Questa fase si rende necessaria per abbozzare le linee guida di un percorso interiore di crescita individuale, ma l’appartenenza ha criteri più evoluti, perché nasce dal riconoscersi “parte di”, fare casa e nido in ciò che è stato registrato e riconosciuto come fondamentale e ineludibile per la vita, e adeguare, ridefinendoli istante per istante, con costanza e determinazione, i termini della mia presenza operosa in questa casa.
La domanda fondamentale che ci siamo posti, noi che ci riconosciamo in “Sentieri Sciamanici” – al netto di “frasi fatte”, “principi new age” o “adesioni formali” – è sempre la stessa: “Come si costruisce un’appartenenza?”.
Merlino per i Viandanti del Sogno