Dire che la Capanna del Sudore rappresenta l’intero universo sciamanico, è cosa fin troppo nota ai frequentatori dell’argomento. Più interessante la questione che si pone per coloro che decidano di affrontare un percorso di apprendistato, volto alla conduzione/celebrazione del rito. Ho già scritto sull’argomento, ma in una forma che mi si dice essere probabilmente troppo “esoterica”, tanto che oggi, là dove tempi sempre più serrati richiedono una sempre maggiore attitudine alla trasparenza, mi impongo una rivisitazione in tal senso di quei contenuti. Dunque, vediamo…
Nel Rito della Capanna del sudore, è come se il conduttore dovesse collocarsi nel punto di intersezione di due assi, i quali attraversano la Capanna, esattamente come in un sistema cartesiano di riferimento, secondo la prospettiva dell’asse verticale e di quello orizzontale.
L’asse verticale, diacronico, è di fatto una specie di ascensore che sublima l’immanenza (la materia) nella ricerca della sua trascendenza (lo Spirito), attraverso quella che io chiamo “l’arte del ritorno a casa” (Eliade invece la chiama “nostalgia delle origini”) esattamente così come incarna la trascendenza nell’esperienza concreta quotidiana (“l’arte di adattarsi a delle forme” imbrattandosi di vita). Esso rappresenta la dimensione spirituale, che si snoda, attraverso le età dell’universo, in tutte quelle forme di ricerca che spingono le creature verso il Creatore e, viceversa, il Creatore verso le creature. Il Conduttore della Capanna, se vogliamo rimanere all’interno di questa metafora dell’ascensore, viene a rappresentare – in qualche misura – il “lift”, colui che accompagna l’utenza, in su e in giù, ai vari piani che le condizioni individuali e le indicazioni del momento presente richiedono. Nel Triskell, l’antico simbolo dello sciamanesimo celtico, centro statico di tre volute, questo asse rappresenta il vortice della Conoscenza (saggezza, comprensione, consapevolezza).
L’asse orizzontale, sincronico, intreccia tra di loro tutte le medicine, fa scaturire, sullo spartito dei suoi ritmi, le sintonie che risuonano e riverberano quasi fossero una eco capace di renderle operative, sinergiche, vicarianti. Stabilisce, infatti, ogni genere di relazioni e cooperazioni, fa sorgere i clan e li disfa, creandone di nuovi; favorisce la partecipazione responsabile agli eventi che, continuamente, si creano e ricreano come le onde nel vasto oceano. In questo senso, il gruppo degli utenti della Capanna è referente simbolico del più ampio mondo degli uomini, spettatore partecipe delle loro vite, delle loro ombre e luci, dei loro intenti, e dei modi misteriosi in cui questi vengono a comporsi e dissolversi nel buio uterino che li custodisce. Lungo quest’asse il Conduttore della Capanna ha funzione essenzialmente maieutica, aiuta cioè ad estrarre, dopo adeguata gestazione, ciò che è pronto per nascere, senza aggiungere niente di proprio, e nel fare questo contribuisce a confrontarlo con l’eredità della memoria e a giustapporlo con l’affinità che scaturisce naturalmente dall’empatia e che il buio nasconde e al contempo rivela. Nel Triskell questo secondo asse si qualifica come Amore, ed impone al Conduttore la capacità di esprimere un adeguato spirito di servizio.
La terza funzione, il terzo vortice del Triskell, che risulta celato perché completamente interno alla sensibilità del Conduttore – quello che io chiamo “l’imbuto o il collettore” – attiva l’accadere di un evento irripetibile, lo catalizza utilizzando le semplici dotazioni originarie (erbe bruciate, calore radiante modulato, suoni ritmati, voce umana alternata al silenzio, storie esemplari, contatto empatico, ecc.), lo amplifica a dismisura, nello spazio e nel tempo, consentendo a due infiniti di segno diverso – il verticale e l’orizzontale – di comporsi su di un piano finito, limitato da un orizzonte sociale ed emozionale (il qui ed ora dei partecipanti) che risulta definito all’interno di una prospettiva temporale qualificata (le quattro ore di svolgimento medio di una Capanna). Questa di cui parlo è la dimensione del Potere, il crogiuolo alchemico, il volano che può consentire il passaggio dell’impulso, tra i due assi del piano cartesiano, là dove la Conoscenza, temperata dall’Amore, produce saggezza, e dove l’Amore, illuminato dalla Conoscenza, genera dono e trasmissione.
Sto provando a descrivere l’aspetto certamente più critico che investe l’opera del Conduttore di una Capanna. Mettere in relazione l’infinito trascendente con l’infinito relazionale, è infatti un servizio estremamente delicato che non può essere improvvisato, perché, affidato com’è ai limiti intrinseci della natura umana, può finire, con relativa facilità, a veicolare un ego robusto e tentacolare piuttosto che uno slancio verso la trascendenza o un’apertura verso l’interiorità condivisa. Questa dimensione è rappresentata, nel Triskell, dal vortice della Forza. Essa non è a sé stante, anche se nel Triskell questa è la sua rappresentazione, ma, in definitiva, si qualifica come quel dinamismo che provoca raffronto e interazione tra le polarità, l’interfaccia di quel gesto potente e curativo tramite il quale lo Spirito accoglie e l’uomo contempla. Merlino per i Viandanti